Rispondo ad un appello, proposto quasi più come un gioco, un divertimento, che ha la forza di scavare nella parte più intima e fragile di tutte noi. Tutte noi, si, perché è successo a tutti di fallire, ma non a tutti di raccontare il proprio fallimento, il proprio imbarazzo, la fatica di chi realizza quello che sta accadendo, il timore e a volte una certa pigrizia “auto-protettiva” di rialzarsi, l’ansia di scappare via da tutto ed infine la gioia pulita e pura di quando si riconosce che qualcosa di buono è accaduto e lo abbiamo fatto accadere noi.
Mi sono chiesta quale caduta potessi raccontare, quale è il mio miglior fallimento, che osservato da qualche centimetro più su, quando cioè ormai mi sono rialzata, potrebbe essere utile per capire quanto sono stata…
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