Dimensione fisica ma ancor più dell’anima. Gli horti romani attraversati e coltivati in poesia da Natalia Stepanova, russa originaria di Saratov – capoluogo del distretto omonimo – dagli anni Settanta residente nella capitale italiana, sono uno spazio che appartiene sì alle architetture della città ma anche un rifugio spirituale, una culla del sé in cui curare le ferite, salvare la bellezza, difendere un sentire genuino contro l’incombere di tempi che raggelano.
L’orto dunque, originariamente il terreno in cui si coltivano piante commestibili, aromatiche, officinali e al contempo il luogo dell’otium, il recinto in cui gli optimates si ritiravano per trascorrere il proprio…
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