1994, tredici anni. Da una cassettina dei libri vedo spuntare un quadrato tascabile di un colore a cui non potevo resistere. Questa acquamarina psichedelica che faceva sembrare il libro uno strano incrocio fra un manga e un pezzetto di porcellana, altro non era che l’edizione tascabile dei lirici greci tradotti da Salvatore Quasimodo, apparsi nei “miti poesia” della Mondadori. Un tassello delle piccole collane economiche che hanno fatto la storia editoriale negli anni Novanta, insieme ai cento pagine-mille lire della Newton Compton (le tre cantiche di Dante montate in un formato geniale che le rendeva comodamente leggibili e a portata di mano).
Visto che per me il colore è un elemento decisionale…
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